Albo Pretorio

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Bell'esempio di architettura neoclassica, opera dell'architetto cesenate Giuseppe Achilli e della ferrea volontà del parroco saludecese don Antonio Fronzoni che, nonostante i difficili anni della dominazione napoleonica, decise di intraprendere e portare a termine la realizzazione di questa grande chiesa.
Con pianta a croce greca e sobrio ed elegante ornato in stucco, conserva opere di Antonio Trentanove, Guido Cagnacci, Claudio Ridolfi, il Centino. La chiesa e la cripta fanno parte dell'annesso museo di Saludecio e del Beato Amato.
Dal 1930 la chiesa, pur dedicata a S. Biagio, è stata denominata Santuario del Beato Amato di cui si conserva intatto il corpo all'interno di un'urna di vetro e la cui devozione popolare è ancora molto forte.